Con oltre un
mese di ritardo (mettere a posto le foto è un vero calvario per me) eccomi qui
a parlarvi di Londra.
In questo
mese sono stata abbastanza indecisa, sul se e come raccontare una città così
enorme, colorata, sorprendente e sempre nuova. Soprattutto perché, escludendo
le mie visite precedenti in solitaria, ci siamo stati solo 5 giorni.
Alla fine è
stato proprio quel “5 giorni” a farmi decidere. Perché non tutti possono
gustarsi una città e scoprire gli angoli più nascosti con la calma di un
residente o di un visitatore abituale. Magari bisogna comprimere, estrapolare,
sintetizzare.
Quindi
eccola qua, la nostra personalissima sintesi di Londra, con 5 tour della durata
di un giorno e ognuno - più o meno - kids
friendly.
Il primo tour
è senz’altro il più classico e, almeno dal nostro punto di vista, meno
divertente. A nostra discolpa possiamo dire che ci eravamo alzati alle 3.30 del
mattino (le partenze intelligenti di Valerio!) e che volevamo qualcosa di poco
impegnativo, fisicamente e mentalmente. E volevamo toglierci subito questa
tappa turistica obbligata.
Ma se il
percorso Buckingham Palace-Trafalgar
Square-Big Ben è quanto meno scontato, muovendoci a piedi da un punto
all’altro abbiamo scoperto angoli e particolari incantevoli: velieri dorati
all’ingresso delle case, portoni colorati nelle facciate a mattoncini e parchi deliziosi
nascosti sul lungofiume, dove un quasi treenne può correre e sfogarsi in piena
libertà mentre noi ci siamo lasciati abbagliare dal verde impossibile dei prati
e dagli abbracci secolari degli alberi.
Unica nota
dolente: un’altra tappa di questo tour doveva essere Westminster Abbey ma le chiese anglicane della città hanno prezzi
d’ingresso veramente proibitivi: una visita per due persone superava i 50 euro.
E, una volta decisi finalmente a investire questa somma per vedere la più bella
chiesa di Londra, abbiamo scoperto che le visite erano ormai chiuse: se nel
resto della città musei e parchi chiudono alle 17.00-18-00 (un orario secondo
noi ridicolo, considerando che in questa stagione, a quell’ora, hanno più luce
di noi), Westminster chiudeva alle 15.30 e tanti saluti a chi è rimasto fuori.
Noi però ci
siamo consolati con la vista mozzafiato della città dall’altissimo London Eye (se ce l’ho fatta io, che
soffro di vertigini, possono farcela tutti) e con l’attività preferita di ogni
nano che si rispetti…
Il secondo
tour è stato per me una vera sorpresa. Avevo visitato la London Tower una quindicina (sob!) di anni fa e non ricordavo
niente di particolare a parte i gioielli della Corona, che tra l’altro su di me
hanno un’attrattiva limitata.
E invece la
Torre è assolutamente imperdibile, bellissima e interessante oltre ogni
aspettativa.
Si cammina
sulle mura che circondano la fortezza centrale, passando da una torre
all’altra, e in ognuna c’è qualcosa di diverso da vedere: ricostruzioni della
stanza da letto del re, gli strumenti di tortura, le armature, la guerra civile
per la Poll Tax (l’unica volta in cui la Torre è stata espugnata, dagli stessi
Inglesi) e gli animali che hanno vissuto nella Torre (scimmie, elefanti, tigri
e orsi bianchi… mica ermellini!!).
Ma non sono solo mostre: quello che più c’è
piaciuto dei musei (e in questo caso, castelli) inglesi è quanto sia valorizzato
l’aspetto ludico e didattico, anche a costo di inserire elementi moderni in un
contesto antico, anche se si tratta di ricostruire qualcosa che non c’è più… e
tanti saluti alla paura del “falso storico” che tanto paralizza i musei
italiani. Ci sono quindi giochi sugli animali, giochi che simulano il tiro con
l’arco e le armature dei guerrieri medievali, una caccia al tesoro per tutta la
fortezza, giochi di ruolo… e poi incredibili sculture metalliche dei soldati
sulle mura e di elefanti, leoni, babbuini nei giardini; attori in costume e
passeggiate con gli Yeoman Warder. Da passarci l’intera giornata senza
annoiarsi mai.
Ma noi,
complici il cielo azzurro caldo e un sole eccezionalmente caldo per essere
aprile, non ci siamo fermati e ci siamo concessi una lunga passeggiata dal Tower Bridge fino a Saint Paul* e al Millennium
Bridge (bellissimo ma, per me, assolutamente terrorizzante da attraversare
a piedi).
E qui
abbiamo avuto l’ennesima sorpresa: perché qui – e in realtà in tutta la città –
abbiamo trovato tanti giochi dei bambini, ma così discreti e inseriti
nell’arredo urbano che noi, adulti mezzi ciechi, faticavamo persino a
riconoscerli come tali. Ma un bambino no: un bambino capisce perfettamente che
in quei cerchi di lamiera che sembrano tombini in realtà può saltare,
traballare e girare fino allo sfinimento, che quelle in enormi sfere metalliche
in cui tutti si scattano foto lui può specchiarsi, può sedercisi sopra e ci può
scivolare. Ecco, questo ci è sembrato di trovare a Londra: un’attenzione
veramente piena e onnipresente per i bambini (e per gli adulti che ci si
sentono ancora, dato che non siamo stati in pochi – da venti anni in su – a
provare a restare in equilibrio sulle piattaforme girevoli…).
La giornata
doveva concludersi con una vista al Golden
Hind, un autentico veliero ormeggiato sull’altra riva del Tamigi in cui il nano avrebbe dovuto provare l'ebbrezza di sentirsi un vero marinaio, ma anche
qui gli orari sono stati tiranni (un consiglio, se volete andarci: passateci la
mattina e sentite quando è libero per la visita) e quindi abbiamo ripiegato su
una nave pirata, arenata ma molto più divertente… ma di questa parliamo nel
prossimo tour, perché merita una visita e descrizione molto più lunga di quella
che si può dare dalle 17.45 alle 18.00 di sera… :-)
Per la prima
parte di questo tour, il più vario della nostra vacanza, ci siamo affidati a
Clod: volevamo (ehm… occhei, volevo) vedere qualche mercatino e quartiere
particolare e lei ci ha accontentato.
Requisito
essenziale: deve essere di domenica. Se poi c’è il sole anche meglio.
Così, una
soleggiata domenica mattina siamo partiti per gli Spitafield market, scoprendo un quartiere dove altissimi e
scintillanti grattacieli si affiancano senza paura alle case in mattoncini che
mi piacciono tanto, e dove coloratissime sculture in ferro diventano palestra e
parco giochi per treenni in libertà. Accanto alle inevitabili cineserie
abbiamo scoperto deliziosi oggetti in legno, ceramiche e illustrazioni, borse
dalle forme e materiali più o meno improbabili e cravatte di legno che hanno
tentato persino Valerio. Una guduria.
Poi una
breve passeggiata ci ha portato in Baker
Street e al suo mercato coperto dove le cucine di tutto il mondo si
sfidavano a colpi di mestolo e padella. Ovviamente non abbiamo resistito ed è
solo quando le nostre braccia hanno raggiunto la capienza limite che ci siamo
avviati verso la metro, per andare a fare un picnic etnico ai Kensington Gardens.
E qui
permettetemi licenze poetiche e divagazioni perché un parco giochi così vicino
al mio ideale non l’avevo mai incontrato: si tratta del “Diana Princess of Wales Memorial Playground”, ed è un grande spazio
gioco, completamente gratuito e ispirato alla storia di Peter Pan. C’è quindi
la nave dei pirati e i tepee degli indiani, il forte dei bimbi sperduti e il coccodrillo,
tutto interamente realizzato in legno e pietre e tutto immerso nel più semplice
e grande gioco che un bambino possa desiderare… la sabbia!!! Non so se è per le ferree disposizioni UE o perché questo nasce come memoriale e forse
ha regole tutte sue, ma di parchi giochi come questo in Italia non se ne
vedono: niente colori fluo, niente plastica, niente tappeti morbidi sotto gli
scivoli… i bambini si arrampicano in cima al pennone della nave, saltano dalla
balaustra , camminano sulle corde e rotolano nella sabbia, perché la filosofia
(secondo noi giustissima) di questo spazio è che il rischio fa parte del gioco
e della crescita ed è meglio correre rischi in un ambiente controllato che
trovarsi ad affrontarli, impreparati, nel mondo esterno.
Dopo la nostra dose di rischi e giochi il nano, sfinito, è crollato nel mei-tai e così ci siamo diretti verso la National Gallery, dove ho ritrovato
Botticelli e riscoperto Vermeer. Il bello dei musei londinesi (con l’eccezione
della Torre) è che sono a ingresso libero, quindi vale la pena visitarli anche
solo per due ore prima che, inesorabilmente, chiudano le porte e arrivederci al
giorno dopo.
Quarto tour:
culturale! Ovviamente il British Museum
non può essere saltato.
Non sto a
parlare della meravigliosa collezione assira e della mummia del gatto che ha
fatto impazzire Tommaso, potete leggere più e meglio in qualsiasi guida, voglio
solo fermarmi su tre cose.
Una è
l’immenso cortile centrale che è stato organizzato come spazio espositivo ma
soprattutto come zona-pranzo (immaginate mangiare sandwich all’ombra di due
giganteschi totem indiani!) e shopping: abbiamo contato almeno 5 shop del
museo, da quello più classico a quello solo per le cartoline e le
pubblicazioni, da quello dedicato alle mostre temporanee a quello per bambini…
con libri, giochi e tutto un merchandising che farebbe invidia a un Disney
Store, figuriamoci ai miseri shop dei musei italiani. E questo fa rabbia, una
rabbia enorme, perché non sappiamo sfruttare quello che abbiamo in abbondanza
mentre, con una gestione moderna e intelligente, i nostri musei potrebbero
offrire molti più servizi, molto più lavoro e, perché no, molta più cultura:
pensate a quante persone vogliono e riescono ad entrare in un museo se
l’entrata è libera, se questo museo vive non del prezzo degli ingressi – che
nel caso dei musei statali non è nemmeno sufficiente – ma delle entrate di
shop, ristoranti e delle offerte...
La seconda
cosa di cui vorrei parlare è la sezione del museo dedicata all’arte africana: forse perché ancora non
c’era nelle mie visite precedenti, ma mi ha colpito e commosso più di ogni
altra cosa. In particolare le sculture realizzate con le armi della guerra
civile del Mozambico, ritirate pazientemente dal ’94 in cambio di attrezzi
agricoli e biciclette e trasformate poi dagli artisti africani in inni alla
vita… con la coraggiosa e insolita consapevolezza che finché ci sono armi nelle
case la guerra non sarà mai finita.
La terza
cosa da dire è che un quasi treenne può passare benissimo una giornata intera in un
museo come il British. Basta fargli notare i particolari, le cose curiose e divertenti,
spiegargli quello che può capire e sorvolare su quello che è ancora troppo
difficile per lui. Ma io non credo che per lui sia una noia mortale o che sia
tempo perso. Se non altro perché l’abitudine ai musei e alla storia dovrebbe
iniziare da piccoli, come quella alla lettura.
Ciò non
toglie che dopo una giornata così un diversivo ci voleva. Quindi, quando anche il
British ci ha buttato fuori, siamo partiti per Covent Garden, dove gli artisti di strada si danno il cambio in
spettacoli e concerti improvvisati e dove, come al solito, ci siamo fatti notare…
Ultimissima tappa:
vicino a Covent Garden c’è il Masala
Zone, bellissimo ristorante indiano dove noi abbiamo mangiato a crepapelle
e dove un bambino normale dovrebbe trovarsi da re, tra centinaia di marionette
appese al soffitto e i disegni da colorare che ti consegnano appena entri… il
nostro, di bambino, ha dato il peggio di sé in una cena da incubo, ma questa è
un’altra storia…
***
Protagonista
assoluto del nostro ultimo tour: il Natural
History Museum. Abbiamo tenuto per ultimo il pezzo forte della vacanza, che
poi è anche il posto che preferisco in assoluto a Londra, ben consapevoli che
il nano sarebbe andato fuori di testa davanti a dinosauri, elefanti e giraffe
impagliate.
Sorvolo su
quanto sia bella la struttura del Natural History Museum, un’immensa cattedrale
pensata e costruita per contenere tutte le tracce dell’evoluzione naturale,
sorvolo sugli shop mozzafiato (da cui siamo usciti carichi di dino-gadegt e in
cui ho lasciato un pezz’e’core davanti a un favoloso libro illustrato) e sulle
mille, splendide sezioni in cui è articolato il museo… vorrei solo far notare a
qualsiasi direttore di museo che si trovasse a passare di qui che quel posto
traboccava, straripava di famiglie, bambini e scolaresche. Perché era pieno di
giochi e attività da fare, perché le più noiose caratteristiche degli insetti
erano spiegate in modo così divertente e curioso che non potevi fare a meno di
soffermartici (facendo per di più, nel nostro caso, pure lo sforzo di tradurre
tutto), perché non ti trovavi mai davanti a qualcosa senza che un pannello, un
gioco o un volontario ti spiegasse cos’era.
Un’altra
cosa su cui vale la pena di fermarsi (e per cui, in realtà, vale la pena di
volare fino a Londra prima del 15 settembre) è la mostra Sensational Butterflies fuori dal museo: quando Valerio ha detto
“andiamoci, dai!” io pensavo che mi sarei trovata di fronte a noiosissime teche con dentro centinaia di farfalle, annoiatissime nel migliore dei casi, trafitte da spilli nel peggiore. E invece, in
quella serra dal clima tropicale piena di piante e fiori, le farfalle erano vive e libere e ti
si posavano sulle braccia, sulle gambe; le vedevi sfrecciarti davanti in lampi
di colore, posarsi su fiori e frutta, le vedevi uscire dal bozzolo stiracchiando le ali stropicciate come
fate al primo sole. È stata un’esperienza unica ed emozionante… anche perché –
modestamente - le farfalle venivano tutte da me! :-P
Così si conclude anche questo - infinito - post. So che, come quello della Spagna l’anno scorso, è troppo lungo e
ipertrofico ma di Londra non si finirebbe mai di parlare.
Concludo
solo con una segnalazione e una precisa intenzione: sfatare il luogo comune che
in Inghilterra si mangi male. Noi abbiamo trovato vicino al nostro albergo un
ristorante, il Chimes, segnalato come “cucina inglese tipica” e l’abbiamo adorato: 4 cene
su 5 le abbiamo fatte lì, con deliziose torte di carne, fish and chips
croccante e zuppe saporite. E se una delle tre parole che Tommaso sa dire in
inglese è "fishandchips" un motivo ci
sarà, no? :-D
* ahhh… il
mei-tai!! Abbiamo giurato che questo è l’ultimo anno, che quattordici chili
sono il limite massimo che le nostre spalle possono sopportare per due ore, ma
quanto è comodo non dover portare dietro il passeggino ma solo un rotolo di
stoffa, in cui il nano si rifugia per il sonnellino pomeridiano mentre noi
continuiamo a girare…
belloooooooo,aspettavo con ansia il resoconto delle vs vacanze londinesi ;-)
RispondiEliminaFrancesca, ho visto anche che c'è un post successivo sui..."enta"
AUGUUUURIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
Te li faccio qui, perchè il post non mi si apre...avrò problemi con blogspot?!
ps fatti fare tante coccole dai tuoi uomini, te lo meriti!
www.giokaconleo.blogspot.it
:-D ancora non compiuti in realtà... avevo iniziato a scriverlo ieri sera ma ho fatto un casino e mi è partito prima... ci sarà (sob) il giorno giusto...
Eliminabellissimo questo post (e aspetto quello sul compleanno "che si intravede"...anche tu gemelli, quindi?)
RispondiEliminagrazie... e sì, gemelli anche io! :-)
EliminaDavvero interessante! Mi interessano sempre molto i racconti di viaggio con i bambini...
RispondiElimina:-D dal punto di vista bambino Londra è una città veramente fantastica... non c'è proprio possibilità che si annoino!!
EliminaMa tu hai trovato il sole a London bellissimo post che userò come riferimento avendo promesso a DO e MI che la prossima volta andiamo solo noi tre per una vacanza e non per lavoro! Ti ho scritto alcuni suggerimenti nel commento su come fare la torta di peppa! a presto MommyMarty
RispondiEliminaSì, siamo stati davvero fortunati... abbiamo trovato il sole in Inghilterra quando in Italia non ne vuole sapere di farsi vivo!! ;-P E l'abbiamo trovato talmente tanto che mi sono presa pure un'eritema solare sulla faccia, io!!
EliminaCorro a vedere la torta... :-)
Dimenticavo di dirti che dopo aver letto questo preziossisimo post su Londra ho aggiornato il mio ultimo post segnalando il tuo! Sei troppo forte baci a presto
RispondiEliminafantastico! Che voglia di prenotare un bel volo e testare un nuovo modo di vedere Londra in 4! :-))
RispondiEliminaPost-one interessantissimo! Oltre a rimanere incredula per la tua meticolosità nel raccontare i vostri tour, rimango positivamente "allibita" dalla capacità di Tommaso di resistere a tutto ciò, mei-tai o meno! Neanche un adulto! Grande Tommy!
RispondiEliminaNon so se lui è più calmo della media o se siamo noi ad essere più testardi e determinati a andare in vacanza dove vogliamo noi, con o senza nano!! ;-P
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